De Lerma

 Nella chiesa dell'Addolorata di Rutigliano si può ammirare un dipinto risalente agli ultimi anni del '600 o ai primi del '700, raffigurante i Santi Rocco e Giovanni Battista. La tela, secondo quanto afferma il Cardassi, fu donata insieme all'opera La Deposizione, di ignoto artista secentesco, dal Sig. Pamfilo Pappalepore, probabilmente nella prima metà del settecento. Nei fedeli della chiesa dell'Addolorata, nata dall'ampliamento dell'antica cappella di S. Rocco, era molto vivo il culto del Santo col cane (dal 1745 al 1778 il sacello diventa sede della confraternita dedicata al Santo): il dipinto, quindi, per il suo soggetto ben si adattava alla nuova collocazione.

Osservando attentamente l'opera siamo rimasti attratti dalla rappresentazione dello stemma, espressamente voluto dal committente ai piedi dei Santi: un accartocciato, inquartato, sormontato da una corona da nobile di otto punte (di cui cinque visibili), senza le altrettante perle, ed accompagnato da una fascia con l'iscrizione: "Abbas D. Ioannes De L(er)…or"(1).

Esaminando l'arma siamo così arrivati ad attribuire tale stemma a D. Giovanni Antonio De Lerma, nobile bitontino. Due sono le particolarità più evidenti: nonostante sia riportato il titolo di "Abbas" mancano le relative insegne ecclesiastiche (2); si tratta poi, di un inquartato in cui il De Lerma ha voluto che fossero riportati in ordine gli stemmi dei suoi quattro avi. Pertanto il primo quarto è De Lerma, il secondo a noi ignoto, il terzo De Leonardis, il quarto Ruggieri.

Anche se non riteniamo di escludere un possibile collegamento con la grancia di S. Maria del Castello (l'Annunziata), beneficio concesso in commenda all'abbazia florense di S. Giovanni in fiore (Cosenza), è bene precisare che quello di Abate era anche un titolo onorifico riconosciuto ai rettori delle chiese che traevano origine da antiche abbazie ed agli ecclesiastici appartenenti a famiglie nobili, perché i benefici abbaziali si conferivano, di solito, a membri dell'aristocrazia. Infine, vigeva ancora nei secoli XVII e XVIII l'antico abuso di conferire il nome ed il beneficio di Abate a persone prive di ordini sacri; da tale abuso nacque la consuetudine di chiamare Abate dapprima i laici godenti benefici ecclesiastici, quindi in genere tutti i sacerdoti.

 

De Lerma: inquartato: nel 1° e 4° d'oro alla croce gigliata di rosso, nel 2° e 3° d'azzurro al crescente d'argento.

De Leonardis: d'argento al leone rampante d'azzurro.

Ruggieri: troncato di rosso e d'azzurro: nel 1° al lambello di tre pendenti d'oro, nel 2° a sei crocette dello stesso 3, 2, 1.

 

Giovanni Antonio De Lerma nacque ad Albano Lucano nella seconda metà del XVII sec. da nobile famiglia bitontina originaria della Spagna. Sacerdote U.I.D.(utriusque iuris doctor), ricoprì prestigiose cariche, fu Abate beneficiario della cappella dell'Immacolata, all'interno della parrocchia di S. Egidio a Bitonto, Canonico di S. Pietro, sino alla consacrazione ad Arcivescovo di Manfredonia-Siponto il 12 Marzo 1708 col nome di Giovanni XVI (3). Guidò l'Arcidiocesi sino al 14 Marzo 1725; in questo periodo si segnalò per aver deposto sotto l'altare maggiore della cattedrale di Manfredonia le reliquie di San Lorenzo Maiorano e per aver perfezionato il terzo Seminario Sipontino, iniziato nel 1677 dal Card. Vincenzo Maria Orsini. Morì a Roma nel 1741.

L'antica famiglia DE LERMA è originaria dell'omonima località situata nei pressi di Burgos (Castiglia), passò quindi nel Regno di Napoli con Francesco De Lerma, che ottenne importanti incarichi in Capitanata ed in Terra di Bari. Raggiunse il maggiore lustro con il conte-duca De Lerma ai tempi di Filippo II (seconda metà del XVI secolo).

Stabilitasi alla fine del cinquecento a Bitonto fu aggregata anche a quella nobiltà. Ottenne nel 1686 per successione dalla famiglia calabrese dei De Leonardis (le cui insegne sono presenti nello stemma prima analizzato) i feudi di Castelmezzano, Pietrapertosa ed Orioro (tutti nel Potentino); nel 1715 acquistò anche Oliveto Lucano (PZ). L'8 Gennaio 1723 Girolamo De Lerma venne ufficialmente investito del titolo di Duca di Castelmezzano. La famiglia fu ricevuta nel 1740 nell'Ordine Gerosolimitano.

Ad Altamura esiste tuttora una lapide funeraria in un cortile annesso alla Cattedrale (ma proveniente dalla cappella di S. Giuseppe), realizzata per cura di Mons. Giovanni Antonio, Arcivescovo Sipontino, e D. Gerolamo, Duca di Castelmezzano, in onore del fratello Mons. Baldassarre De Lerma morto l'11 maggio del 1717, arciprete della prelatura "nullius" di Altamura dal 1699.

 

 Note:

  1. Il recente restauro dell'opera effettuato da Giovanni Borraccesi ha consentito di riportare alla luce solo le lettere (er) dell'iscrizione.
  2. Gli Abati Mitrati timbrano lo scudo con il cappello, cordoni e nappe di verde. I dodici fiocchi sono disposti sei per parte, in tre ordini di 1, 2, 3. Gli Abati timbrano lo scudo con il cappello, cordoni e nappe di nero. I dodici fiocchi sono disposti sei per parte, in tre ordini di 1, 2, 3.
  3. Riportiamo di seguito le insegne araldiche ufficialmente riconosciute di S. E.

MONS. GIOVANNI ANTONIO DE LERMA (DELL'ERMA)

ARCIVESCOVO DI MANFREDONIA E SIPONTO DAL 1708 AL 1725

 

 

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